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★ Kepler, Johannes [1571-1630]. De fvndamentis astrologiae certioribvs Nova dissertatiuncula ad Cosmotheoriam spectans cum prognosi physica anni ineuntis à nato Christo 1602. Ad philosophos scripta à M. Ioanne Keplero Mathematico. Pragae Boemorvm [Praha], typis Schvmanianis [1602].

In 4° (21 cm), [A]2 B-C4 D2, cc. [12]. Suddiviso in LXXV paragrafi. Carattere corsivo. Dedica a Pietro Wok Ursino senza data né luogo.

Dopo gli Schreib-Kalenders della scheda precedente è questa la prima delle non poche opere di astrologia o in difesa dell’astrologia di Johannes Kepler. Scrive che la gente pensa che i Mathematici, tra i quali si colloca, scrivano ogni anno pronostici: lo fa anche lui con l'opera sul 1602, ma non per soddisfare la curiosità popolare, bensì perché tale è il compito dei filosofi. Praticamente nessuno conosce le cause fisiche dei moti celesti; la gente sa soltanto quando ci sono i solstizi e gli equinozi; spiega gli effetti della luce solare e aggiunge che in mancanza di questa ogni cosa morirebbe. La sua mancanza giustifica il terrore ancestrale che i popoli provano quando si verificano le eclissi di Sole. Quanto alla capacità di prevedere eventi futuri, Kepler afferma che essa ha prima di tutto fonte e ragione fisica, perché quando il Sole e la Luna sono in "aspectu maximi" esprimono tutte le loro virtù ed è il contrario, invece, quando diameter cum Solis & Lunae diametris in parva comparatione est. Sono concetti che la maggior parte degli astrologi non tiene in considerazione. Formula poi le sue previsioni (metereologiche) per l'anno, criticando severamente i sistemi usati allo stesso fine dagli astrologi. Nel paragrafo LXVII si occupa delle malattie, che conseguono alle condizioni turbate del tempo e attribuisce alla stessa fonte i comportamenti "politici": l'armonia e la luce predispongono gli animali e gli uomini alla socievolezza e all'operosità. Già in questa opera sono visibili il rifiuto di Kepler per la superstizione, il suo tentativo di "ricostruire" la disciplina astrologica con il solo strumento di concetti fisici, lontani da ogni tentazione mistica, e l'uso pressoché esclusivo, a questi fini, della tecnica interpretativa attraverso gli aspetti tra i Pianeti e il rifiuto di far uso delle regole basiche classiche, costituite dai loro "domicili" e corrispondenti "esilii".

Esemplari: British Library; Det Kongelige Bibliotek, Copenhagen.

Bibliografia: Zinner n. 3934 (con data 1601); Graesse IV 11; Gardner 614; Thorndike, fra l’altro, sub VII p. 18; Houzeau-Lancaster 5019.