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★ Avella, Giovanni (D’) [XVII secolo]. Regole di Mvsica, Divise in cinqve trattati, con le quali s’insegna il Canto Fermo, Figurato, per vere, e facili regoli. Il modo di fare il contrapvnto. Di comporre l’uno, e l’altro Canto. Di cantare alcuni Canti difficili, e molte cose nuoue, e curiose. Composte dal Padre Fra Giovanni D’Avella, Predicatore de’ Minore Osservanti della Prouincia di Terra di Lauoro. In Roma, Nella Stampa di Francesco Moneta. MDCLVII (1657). Con Licenza de’ Superiori.

In 4° (32.4 cm), [ ]2 A-G4 H2 I-X4 Y2, cc. [2], pp. 167 [1, gli errata]. Incisione al frontespizio (San Francesco su un carro trainato da quattro cavalli su un manto di fuoco). Incisioni alle pp. 4 (una mano sulla quale sono riprodotte note musicali), 11 (le 14 lettere de filosofi, che dimostrano l’infinità della musica co’ righi […]), 35 (a piena pagina, una mano), 37 (2 mani), 38 (2 mani), 40 (a piena pagina, una mano), 78 (i Pianeti), 144 (Che deue sapere il Contrappontista). Numerose pagine contengono pentagrammi musicali. Capilettera xilografici. Testatine e fregi.

E’ questo un testo di musica per musicofili, come del resto si evince fin dal titolo. Ne tratto perché, un po’ sorprendentemente, il Trattato terzo (da pagina 77) si occupa di astrologia: “[…] la nostra Musica conuiene con quella de’ Cieli in molte cose”, scrive in effetti D’Avella. Il tema della Musica delle sfere, peraltro, non era nuovo nel XVII secolo. Ne aveva parlato Dante Alighieri nel Paradiso (VI Canto: “Questa picciol stella si correda d’i buoni spirti che son stati attivi perché onore e fama li succeda; e quando li disiri poggian quivi, sì diviando, pur convien che i raggi del vero amore in su poggin men vivi. Ma nel commensurar d’i nostri gaggi col merto è parte di nostra letizia, perché non li vedem minor né maggi. Quindi addolcisce la viva giustizia in noi l’affetto sì, che non si puote torcer già mai ad alcuna nequizia. Diverse voci fan dolci note; così diversi scanni in nostra vita rendon dolce armonia tra queste rote”). E Dante non era stato certo il primo, perché la musica celeste fa parte d’una tradizione pre-medioevale. Di essa parla infatti già nel I secolo Macrobius. Sette note, scrive D’Avella, per altrettanti Pianeti, ed ogni suono è conforme alla loro natura, singolarmente considerata. Ricorda infatti che, secondo la tradizione filosofico-astronomico-astrologica, ai Pianeti benefici (Sole, Luna, Venere, Giove) corrispondono suoni piacevoli, e spiacevoli invece a quelli malefici (Mercurio, Marte, Saturno). Tratta poi sinteticamente delle “dignità” dei 7 Pianeti (“Dicono i Professori dell’Astrologia […]”) e del rapporto, che pure individua, tra i tuoni e i Segni e quanto alle Mistioni, che identifica negli effetti musicali generati dal passaggio di un Segno nell’altro. Difficile immaginare un approccio all’astrologia più affascinante di questo.

Esemplari (non esaustivamente): Bibl. dell’Accademia Naz. Lincei e Corsiniana, Roma; Bibl. Com. Vincenzo Joppi, Udine; Bibl. Com. Paroniana, Rieti; Bibl. Naz. Universitaria Torino; Bibl. Naz. Marciana, Venezia; Bibl. Dell’Istituto storico germanico Sezione storia della musica, Roma; Bibl. Conservatorio statale di musica Benedetto Marcello, Venezia; Bibl. Fondazione Ugo e Olga Levi, Venezia; Bibl. Civica Bertoliana, Vicenza; Bibl. com. Mozzi-Borgetti, Macerata; Bibl. del Conservatorio di musica, S. Pietro a Majella, Napoli; Bibl. prov. Salvatore Tommasi, L’Aquila; Bibl. Naz. Centr. Vittorio Emanuele II, Roma; Bibl. Universitaria Padova; Bibl. Centro documentazione francescana, Assisi; Civico museo bibliografico musicale, Bologna; Bibl. mus. Governativa del Conservatorio di musica S. Cecilia, Roma; Bibl. Casanatense, Roma; Bibl. francescana e picena, Falconara Marittima; Bibl. Accademia Belle Arti, Lovere; Bibl. Prov. Salerno; Bibl. Conservatorio Verdi, Milano (2 esemplari, 1 dei quali incompleto); Bibl. Mun. Louis Nucéra, Nice; BNF; Cambridge University; University of Chicago; New York Public Library Research; The Juillird School, New York; Yale University; Stanford University, California.

Bibliografia: Gregory p. 19; Gaspari-Parisini I p. 191; Fétis I p. 174; Eitner I p. 245.