★ Brahe, Tycho [1546-1601]. Tychonis Brahei De Disciplinis Mathematicis Oratio: In quâ Simul Astrologia defenditur, & ab Objectionibus dissentientium vindicatur: Cum Praeloquio Joach. Curtii Hamburg. Phil. Et Medic. Cujus discursus Mathematicus de certitudine Astronomiae, ob argumenti affinitatem accessit. Hamburgi, Ex Bibliopolio Frobeniano, Anno Christi MDCXXI (1621).
In 4° (28 cm), A-D4, pp. 32. Carattere corsivo. Iniziali, cornice al titolo e fregi xilografici. Note a stampa a margine.
Seconda edizione.
Joachim Curtius introduce, con il praeloquium che occupa le prime 2 pagine, l’Oratio che Tycho Brahe aveva tenuto all’Università di Copenhagen nel 1574 ed esprime il principio di fondo che Astra regunt homines, sed regit Astra Deus. Quanto all’Oratio, Brahe considera la matematica e la geometria quali basi essenziali per l’ottica, la gnomonica, la geografia, l’architettura, la meccanica e soprattutto l’astronomia, che identifica quale la più antica delle scienze umane, risalente ai figli di Adamo e ai Patriarchi. Detto di Ptolemaeus e Copernico quali grandi astronomi, detto dell’ignoranza diffusa tra gli uomini quanto all’astronomia (si aggirano, scrive Brahe, come ciechi in una casa meravigliosamente arredata), detto dell’importanza fondamentale di questa scienza per il calcolo del tempo, Brahe tratta dell’astrologia, quale separata scientia, anch’essa dipendente dalla matematica e dalla fisica, e risponde alle obiezioni di chi la condanna: gli astri hanno certamente influenza, scrive, sui corpora inferiora. Così, egli rileva che la Luna influenza il corso delle malattie quanto quello dei mari; che i marinai sanno ben prevedere tempeste avvalendosi dell’ispezione dei movimenti celesti; che i rapporti tra Marte e Venere eccitano le piogge, i fulmini e le nubi, così come quelli tra Mercurio e Giove i venti e le tempeste. Rammenta poi gli effetti sulle vicende del mondo prodotti dalle congiunzioni tra Giove e Saturno, e in particolare quella, nel Leone, del 1563, che portò la peste. E a questi dati egli aggiunge l’opinione che gli astri hanno influenza anche sui singoli uomini, che altro non sono, del resto, che parti della Terra, e sulle singole loro membra, che associa ai sette Pianeti non solo secondo regole iatromatematiche, ma anche secondo criteri propri dell’astrologia moderna. Ad esempio: chi nasca con una Luna in cattivo aspetto con Pianeti “malefici” (Marte o Saturno), ovvero infelicemente collocata nello Zodiaco natale, sarà stupido, perché la Luna governa il cervello. Replica inoltre alle obiezioni dei teologi sul rilievo che la conoscenza dell’astrologia non impedisce l’esercizio del libero arbitrio (dal Centiloquium: “potest, qui sciens est, multos astrorum effectus corrigere, seq ante illorum adventum preparare”) e afferma che l’astrologia, pur non offrendo dati certi (verò proxima, tuttavia) deve esser materia di studio e pratica da parte dei medici. Infine, condanna gli aruspici, i negromanti, gli stregoni e gli incantatori, perché essi praticano arti vane, attribuendosi arbitrariamente il ruolo di astrologi.
Esemplari: Bibl. Universitaria di Bologna; Bibl. Naz. Centr. Vittorio Emanuele, II, Roma; Bibl. Universitaria Torino; Bibl. Accademia delle Scienze, Torino; Det Kongelige Bibliotek, Copenhagen; The Royal Library, Copenhagen; BNF; Universitäts und Forschungsbibliothek Erfurt; Kungl. Biblioteket Stockholm; Universitetsbiblioteket i Trondheim; Universitätsbibliothek Basel; Zentralbibliothek Zürich; British Library (2); University of London; Cambridge University; Staatsbibliothek Berlin; Bayerische Staatsbibliothek München; Sächsische Universitäts und Landesbibliothek, Dresden; Herzog August Bibliothek, Wolfenbüttel; Niedersächsische Staats und Universitätsbibliothek Göttingen; University of California, Berkeley; New York Public Library Research.
Bibliografia: Gardner 167; Rosenthal 3377; Grassi p. 106.
Prima edizione: 1610 [Al colophon: Hafniae [Copenhagen], Apud Henricum Waldkirchij. Anno J. Ch. M. DC. X. Apud quem etiam venalis extat], in 8°, 16 cm, ):(8 A-S8 T4, cc. [8], pp. 293 [1], cc. [1], con il titolo in cornice xilografica di Tychonis Brahei de disciplinis mathematicis oratio. Publice recitata in Academia Hafniensi Anno 1574 & nunc primum edita:Cui additur orationum, & sacrarum homiliarum in eadem Academia, & Regia Hafniensi habitarum decas una. Studio & opera Cunradi Aslaci Bergensis. Capilettera e testatine. Note a stampa al margine. Errata al verso della prima carta. Esemplari (non esaustivamente): British Library (2); Bodleian Library, Oxford; Edinburgh University; Det Kongelige Bibliotek, Copenhagen; The Royal Library, Copenhagen; BNF; Kungl. Bibliotek, Stochkolm; Universitätsbibliothek Rostock; Universitätsbibliothek Kiel; Staatsbibliothek Berlin; Universitätsbibliothek Basel; University of Alabama; New York Public Library Research; University of California, Berkeley. Bibliografia relativa: Dorbon 4984; Zinner n. 4849; CATAF.
Lo stesso CATAF indica una pubblicazione dell’Oratio di Tycho Brahe nell’anno 1574 (senza altri dati): dubito però si riferisca ad un’opera a stampa e penso invece intenda censire la data in cui l’Oratio, poi editata nel 1610 e nel 1621, fu effettivamente pronunciata.
L’opera più importante di Tycho Brahe non è l’Oratio qui descritta, ma l’Astronomiae Instauratae Progymnasmata. Quorum haec Prima Pars De Restitutione Motuum Solis et Lunae Stellarumque inerrantium tractat. Et Praeterea de admiranda Nova Stella Anno 1572 exortâ luculenter agit, Typis inchoata Uraniburgi Danie absoluta Praghae Bohemiae, M.DC.II, in 4°, con dedica all’imperatore Rodolfo II, quest’ultima datata Praghae pridie Calendarum Augusti Anni Christianisvulgaris vulgaris MDCII (31 luglio 1602). In quest’opera, come ho scritto a commento di numerosissime altre, Tycho Brahe identificò la Nova Stella resasi visibile nell’anno 1572 quale effettivamente una Nova e non quale cometa, come invece la gran maggioranza dei suoi (non solo) contemporanei. Il testo non si può considerare appartenente all’area della disciplina astrologica (anche se qui e là Brahe accenna a profili che a essa appartengono), ma val la pena di riferire che una copia della seconda tiratura (uguale alla prima fatta eccezione per la data, che nella seconda è 1603), il libro è letteralmente tempestato di note olografe marginali e correzioni, che a lungo sono state attribuite a Kepler, ma più recentemente e definitivamente fatte risalire a un gesuita di Breslau. Tali annotazioni e correzioni attengono ai calcoli necessari per redigere oroscopi. Ho ricavato questa notizia dal catalogo per il 175° anno della fondazione di Quaritch (pubblicato nel settembre 2022).