★ Puteanus, Erycius (De Put de Bamelrode, Eric) [1574-1646]. Eryci Pvteani De cometa anni MDCXVIII; Novo Mundi Spectaculo, Libri Dvo. Paradoxologia. Coloniae, Sumptibus Conradi Butgenij, Anno MDCXIX (1619).
In 12° (13 cm), A-G12, pp. 167 [1]. Marca tipografica al frontespizio. Capilettera. Dedica ai Principi d’Austria e Belgio Alberto, Isabella e Clara Eugenia datata in A3 recto III Non. Martias MDCXIX (5 marzo 1619).
“Quidquid in coelo est, terret”: questa è la chiave, secondo Puteanus, che spiega le ragioni per cui la gente attribuisce alle comete poteri nefasti. Al terrore che deriva dalla visione di un corpo luminoso che attraversa il cielo s’aggiunge poi l’ignoranza: “non so cosa sia, quindi dev’essere una cosa cattiva”. Puteanus indaga sulla natura, il colore, la provenienza delle comete e conclude che, contrariamente a quel che si ritiene da parte del popolo, le comete non sono né causa né presagi di pestilenze, ma “laetum luminis omen esse”. Prodigia, afferma, non sidera, sed scelera sunt. Concludo: Puteanus è un astronomo e, in quanto tale, rivendica la sua distanza da un astrologo. Il problema è che egli compie operazione identica, perché finisce per attribuire alle comete il potere di influire (sia pure beneficamente) sulle vicende umane. Nonostante questa contraddizione di fondo, l’opera è scritta in modo intelligente ed è tutt’altro che priva di importanza scientifica.
Approfitto comunque di questa scheda, cui ho fatto e farò costantemente richiamo, per ricordare che nell’anno 1618 apparvero nei cieli europei ben tre comete. Una di esse, tra il novembre e il dicembre 1618, ebbe particolare luminosità e suscitò l’interesse e l’intervento di un numero impressionante di astronomi e astrologi, pari al numero di coloro, colleghi di questi ultimi, che si erano dedicati, tra il 1521 e il 1524, a congetturare cosa sarebbe accaduto il 24 febbraio 1524 per effetto della grande (ma naturalmente apparente) congiunzione dei Pianeti a quel tempo noti nel Segno dei Pesci. In questo caso però, a differenza di quello appena richiamato, chiunque alzando gli occhi per aria poteva vedere la cometa traversare il cielo e per aver preoccupazione (delle sventure che si riteneva apportasse un corpo celeste come quello) non c’era dunque bisogno d’esser informati da astrologi e indovini. Come ho accennato moltissimi se ne occuparono: chi per descrivere, chi per tranquillizzare, chi per prevedere guai. Tra questi scrittori ricordo qui coloro di cui ho descritto sostanzialmente opere monotematiche, in ordine alfabetico: Richard Allestree, Miguel de Avedaño, Jeronimo do Avelar, Pietro d’Averara, Vespasiano Geronimo de Bargas y Heredia, John Bainbridge, Rudolph von Bellinckhausen, Jean Belot, Manoel Bocarro, “Bonaventura di Santa Caterina di Cremona”, Pinto M. Bonfantigli, Mendo de Brito Pacheco, Juan Casiano, Giovanni Andrea Castello, Pietro Maria Castiglione, Sebastien Cavaille, “Cedron Quadrupedo Reggiano”, Scipione Chiaramonti, Francesco Clerici, l'anonimo autore di Le désespoir des usuriers sur la Prédiction de la Comette, l'anonimo autore di Discorso sopra la cometa, Arthus Gothardus, Juan Baptista Cursa, Conrad Dieterich, Johannes Döling, Elias Ehinger, Johann Faulhaber, Bernardo Ferragut, Giacomo Ferrari, Giovanni Ferrerio, Thomas Feyens, Helvicus Garth, Andreas Goldmayer, Paul Gräbner, Claude Grolier, Isaac Habrecht, Georg Henisch, David Herlitz, Bernhart Heupold, Paul Hintzsch, Johannes Hoppener, B. Jesi, Johann Kepler, Jean-Pouget de La Serre, “M. Le Provençal”, William Lilly, Antonio Luciano, Matthaeus Lungwitius, Gilles Macé, Simon Marius, Theodor Sangerus May, I. Menegaut, Elie de Moléry, Nicolaus Mulerius, Paul Nagel, Antonio de Najera, l’anonimo autore di Nouo discorso in materia del gran cometa, Johann Caspar Odontius, “David Origanus”; Valentino Pasquali, Onofre Pelechà, Guillaume Pellarin, “Polipseste Calicrate” (alias Giovanni Jacopo Cavaleti), “Johann Procopio” (alias Frederick Grick), Esteban Pujasol, Erlycius Puteanus, Augustin Rademan, Giovanni Rho, Rossi Bartolomeo (de), Alberigo Rota, Tommaso di Ruggiero, Johannes Friederich Salvedus, Erasmus Schmidt, Costantino Singibuldi, Willebrord Snell, Juan de Soto, Giovanni Francesco Spina, Santo Spontoni, Francesco Stelluti, Johann Cristoph Sturm, Johannes Thurnman, Federico Unicorno, Kaspar Uttenhofer, Bartolomé del Valle, Johannes Velsius, Sebastiàn Vilagut, Honofrio Vilaro, Giovanni Vitriario, Johann Weber, Eberhard Welper, Alfonso Zoboli.
Esemplari: Bibl. Naz. Centr. Vittorio Emanuele II, Roma; Bibl. Naz. Universitaria, Torino; Osservatorio Astronomico Roma; Diözesan und Dombibliothek Köln (2); Bayerische Staatsbibliothek München; Det Kongelige Bibliotek, Copenhagen; British Library; Observatoire de Paris; Bibl. Mun. Gaspard Monge, Baume; Observatoire de Paris; Observatoire astronomique de Marseille; Universidad de Valladolid; Universidad de Salamanca; York Minster Library.
Bibliografia: Grassi p. 571; CATAF.
Altra edizione, coeva: 1619, Louvain, B. Masium, pp. 167 [1], cc. [4]. Esemplare della British Library (nonché della Diözesan und Dombibliothek Köln Koninklijke Bibliothek; Herzog August Bibliothek, Wolfenbüttel; University of Chicago). Bibliografia relativa: Rosenthal 3621.