★ Cadalopoli, Domenico [XVII secolo]. Sentimento sv la Cometa del M.DC.LXXX. Del P. Domenico Cadalopoli, di Morano. In occasione della quale si ragiona della natura, generazione, effetti e proprietà di tutte l’altre Comete. In Cosenza, Nella Stamperia di Domenico Mollo, per Matteo la Rocca, 1687. Con licenza de Superiori.
In 8° (14.5 cm), ✝8 A-H8, cc. [8], pp. 128. Al frontespizio sono incise le armi dell’Arcivescovo di Taranto Francesco Pignatelli, cui l’opera è dedicata. Errata a pagina 128. Incisioni geometriche alle pagine 22 e 23. La dedica non ha data né luogo. 1 capilettera al recto della carta [2]. La dedica è seguita da una lettera, non datata, ai lettori di Domenico Merenda, dalle licenze, rilasciate a Roma e a Cosenza, da un carme dedicato all’Autore, di Giovanni de Leone, da un epigramma anonimo, da un sonetto, un anagramma e un distico di Ignazio da Foscaldo.
E’ uno dei tanti astrologi-astronomi che si occupò della cometa di Kirch, in questo caso ben 7 anni dopo il suo transito visibile, cometa della quale scrissero i numerosi astrologi dei quali ho descritto le opere e che ho indicato nell’indice specifico e nella scheda n. 109. Nonostante le diverse indicazioni offerte da Riccardi (infra) ritengo si tratti di una sola edizione (quella descritta): non so davvero perché la Staatsbibliothek Berlin (infra), la sola biblioteca che possiede apparentemente quest’opera, indichi Venezia quale luogo di stampa e perché Riccardi Nicolò Pezzana quale stampatore: dubito fortemente infatti che di questo non memorabile libretto del frate Cadalopoli di Morano sia stata pubblicata, per di più a Venezia, una successiva edizione rispetto a quella di Cosenza (o forse Napoli?) qui descritta. Detto questo sotto il profilo bibliografico, due parole vanno dette sul contenuto dell’opera, se non altro per la sua indiscutibile rarità. Cadalopoli considera l’astrologia una superstizione e gli astrologi soggetti che busbaccano (verosimilmente un verbo estratto dal dialetto cosentino!) il mondo, suddividendo le comete in relazione alla loro forma (dicono cose fuori d’ogni credere). Quanto alla natura e identità delle comete, Cadalopoli contesta la tesi aristotelica (secondo cui esse erano esalazioni della Terra), ma sostiene che altro non sono, che una condensazione, alterazione ed accendimento della materia celeste, sul presupposto che i cieli siano fluidi. Tesi davvero bizzarra, che non mi era mai capitato di incontrare. La cosa peraltro più curiosa è che Cadalopoli considera suo mentore e ispiratore il grande Ticone (i.e. Tycho Brahe), che davvero non vedeva le cose come lui. Comunque sia, dopo le prevalenti pagine dedicate all’astronomia, come lui la vedeva, Cadalopoli torna per oltre 20 pagine a occuparsi degli astrologi e delle loro nefaste previsioni che accompagnano l’apparizione in cielo delle comete: si tratta, scrive, di cose destinate alla minuta bruzzaglia della vile plebe, che merita solo compatimento.
Esemplari: Staatsbibliothek Berlin (che data 1687 e indica tuttavia un’edizione Venezia: è un errore).
Bibliografia: Riccardi II V 33 (non ha visto il libro: indica quale data di stampa il 1680, verosimilmente per errore, e quale apparente luogo di stampa, Venezia, ma quale probabile luogo di stampa Cosenza: al netto degli errori, credo si riferisca proprio all’edizione qui descritta).