★ [Schleusinger, Eberhard] [circa 1430 - 1488]. [carta 1 recto, righe 1-3] Thurcensis phisiti [sic] Tractatus de Cometis Incipit.// [D]Ixit Aristotiles. Nemo eo[rum]que ignorat bon[orum] ē iudex. Multarū// re[rum] sciētiaruq[ue] periti phias probātes [carta 1 verso, riga 18] De generibvs: cometarvm// Dico Ergo vniversaliter duo fore genera cometarum quorum vnū// circūquaque comas hab[es] [in fine, riga 33]: H[a]ec ergo pnuc de significatis huius comete dicta suf//ficiant quorum veritatem non verbalis ostencio sed rerum exitus// inerrabili creatoris prouidencia ab eterno preordinatus arguet vel// affirmabit// Sit Lavs Deo. [Beromünster] [Helias Heliae] [dopo il mese di aprile 1472].
In folio (31 cm), senza segnatura, cc. [12], 44 righe per pagina.
Opera con finalità astronomiche, nella quale l'Autore spiega, sulla scorta della costruzione scientifica aristotelica, quali siano i 4 generi delle comete, quale ne sia la causa generativa (l'Autore sostiene che non sempre esse derivino da Marte, essendone "responsabile" anche Saturno), quale sia il loro moto, il loro aspetto, il loro colore (de natura Mercurii, de natura Martis, de natura Veneris, e così per tutti i 7 Pianeti), come accertarne la magnitudo. Dopo la premessa astronomica, il testo diviene (siamo nel 1472) squisitamente astrologico e tratta degli effetti che le comete producono attraverso la corruzione dell'aria e degli spiriti: malattie, guerre, morte improvvisa, modifica delle leggi, nascita di nuove sette religiose, rivoluzioni. Aggiunge l'Autore che questi effetti durano per molti anni e in molte regioni, ma non così i terremoti e le pestilenze, che scompaiono rapidamente. La seconda parte dell'opera è dedicata alla cometa del 1472.
Vedi, per collegamenti, la Assertio contra calumniatores Astrologiae D. Eberhardi Schleussingeri claris. Philosophi atque Medici di Johann Schöner (scheda n. 7216).
In quest’opera, come ho già scritto, l’Autore scrive della cometa del 1472: come ho già rilevato nelle schede di Angelo Catone (n. 1564) e dell’anonimo autore di Judicium de comete (scheda n. 4003), si tratta delle prime opere a stampa che abbiano ad oggetto il transito di questi corpi celesti. In ordine di tempo l’opera di Schleusinger apparve per terza, dopo quelle appena citate.
Quest'opera, peraltro, è di dubbia attribuzione: ne ho descritta l'edizione del 1556 (infra) anche nella scheda n. 3629 di Konrad Heingarter, indicato talvolta quale effettivo autore.
Editio princeps.
Esemplari: British Library; Edinburgh Observatory; Trinity College Cambridge University; Bodleian Library, Oxford; Manchester University; Universitätsbibliothek Basel (4 esemplari); Kantonsbibliothek Frauenfeld; IDS Zürich Zentralbibliothek; Solothurn Bibliothek (2 esemplari); Stadtbibliothek Winthertur; Bibl. Apostolica Vaticana (2 esemplari); BNF (3 esemplari); Universitätsbibliothek Freiburg; Wüttenbergische Landesbibliothek Stuttgart; Bayerische Staatsbibliothek München (4 esemplari); Staatsbibliothek Neuburg; Beromünster Stiftbibliothek; Meerman Museum Haag; Russian State Library; Morgan Library New York; Harvard University Medical School, Countway Library; Library of Congress; Smithsonian Institution, Washington; Henry Huntington Library Art Collections and Botanical Gardens, San Marino, California.
Bibliografia: GW 7252 (come opera anonima); Klebs 972.1; Hain 15512; Grassi p. 687.
Altre edizioni:
- 1474 [Venezia] [Hans Aurl], [a10 b12 c10], cc. [1 bianca] [30] [1 bianca], 24 righe per pagina. Carattere gotico. Esemplare della British Library nonché, non esaustivamente: Bodleian Library, Oxford; Manchester University; Royal Observatory Edinburgh, Collegiata di San Candido; Bibl. Apostolica Vaticana; Österreichische Nationalbibliothek Wien; Bayerische Staatsbibliothek München; Harvard University Countway medical Library; Morgan Librery New York; Library of Congress. Bibliografia relativa: GW 7253; Klebs 972.2.; Hain 15512; Grassi p. 687;
- 1556, Basileae, per Michaelem Martinum Stellam, in 8°, A-F8, pp. 94, cc. [1]. Esemplare della Bibl. Universitaria Bologna. Bibliografia relativa: Rosenthal 3657 (che attribuisce l’opera a Gulielmus Gratarolo); Grassi p. 687. Quest’opera è descritta nella scheda n. 3629 sub Heingarter, Konrad, cui ritengo debba essere attribuita.